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La tutela della professione con l’assicurazione per la responsabilità civile di assoenologi

La tutela della professione con l’assicurazione per la responsabilità civile di assoenologi

In attesa che i tribunali stabiliscano se la RC professionale sia o meno obbligatoria per legge nel caso degli enologi, sottoscrivendo ora la polizza alle condizioni vantaggiose proposte, mettete al sicuro la vostra tranquillità, blindate la vostra competenza professionale e vi concentrate nel fare il vostro mestiere, senza essere tormentati dagli spettri di cause giudiziali, sempre più frequenti, sempre più lunghe, con risarcimenti ormai disarmanti.

Allora rischiare vale davvero la pena? Ha davvero senso risparmiare sulla serenità?

Pubblichiamo le pagine e il testo dell’articolo di Anna Fasoli pubblicato su L’Enologo nel mese di marzo 2013

La RC professionale alla prova dei fatti

Torniamo a parlare, da queste colonne de L’Enologo,  di RC Professionale. E lo facciamo certamente perché è il nostro mestiere, ma anche perché mai come quest’anno il legislatore e il contesto economico ce lo chiedono.

Che cosa accade quest’anno? Finalmente, dopo una proroga (in parte inaspettata) la scorsa estate, il decreto legge 138/2011 diventa cogente e rende attuale l’obbligo sancito per il professionista di stipulare una polizza di responsabilità civile a protezione dei rischi nell’esercizio dell’attività.

Ciò significa, a grandi linee, che grazie alla sottoscrizione di una copertura assicurativa, le conseguenze patrimoniali derivanti da un errore (non doloso) compiuto dal professionista saranno fronteggiata dalla Compagnia, sollevando dal rischio l’assicurato.

Professioni regolamentate e non

Ma quali sono i professionisti su cui grava questo obbligo di legge? In pratica, deve l’enologo sottoscrivere una polizza RC professionale, pena la violazione di una norma di legge?

Qui si apre il primo dei grandi temi, cioè comprendere quali siano le categorie professionali coinvolte. Per chiarezza dico subito che la risposta non è univoca

Accanto ad un elenco espresso nella legge, che rimanda agli ordini di appartenenza (notai, avvocati, commercialisti per esempio) l’onere di attivarsi perché gli iscritti provvedano alla copertura, esiste un ampio spazio di professioni c.d. non regolamentate, tra cui rientrano anche gli enologi, la cui posizione non è chiara.

Come spesso accade, molta parte di questa interpretazione sarà affidata alle corti di giustizia (e qui cominciano i dolori…), che si vedranno investite di casi di danni conseguenti ad errori o azioni dubbie compiute da lavoratori, autonomi e dipendenti, spesso altamente qualificati, che svolgono attività professionali non organizzate in albi operando prevalentemente nei settori dei servizi alle imprese e dei servizi alla persona.  Un universo di forza lavoro straordinario, si badi, un bacino di energie e competenze che coinvolge più di 3 milioni di lavoratori. Tra loro rientrano anche gli enologi.

Se la parola passa ai tribunali, però, le conseguenze sono pesanti. Tradotto, in termini concreti: tempi biblici, incertezze snervanti, spese legali che lievitano e il rischio che una causa pendente possa rovinare la reputazione professionale di chi opera nel settore.

Rischiare: ne vale la pena?

A fare, almeno parzialmente, luce su questa non semplice materia soccorre un’altra normativa, questa volta più recente, il Ddl 3270 del 19.12.2012, che si mira a dare organicità all’interno delle professioni non regolamentate (tra cui, lo si è detto, rientrano anche gli enologi).

Ebbene, in questo corpus, emerge la chiarissima intenzione del legislatore di attribuire alle associazioni di categoria – com’è Assoenologi per esempio – un ruolo fondamentale di certificazione di qualità e garanzia della professionalità degli associati.

In altre parole, il fine stesso di una associazione, insiste il legislatore, sta proprio nel valorizzare le competenze degli associati, diffondendo il rispetto della deontologia professionale e consentendo una migliore possibilità di scelta agli utenti.

Ecco allora che vanno creati standard qualitativi, che identifichino il livello di competenza e credibilità degli associati, una sorta di “garanzia di professionalità” per i terzi.

Offrire come fa Assoenologi, di concerto con Milano Assicurazioni-Gruppo Unipol, ormai da sette anni una convenzione agevolata per la Rc professionale, la tutela legale e il Ritiro Patente rappresenta una conferma concreta di questa vocazione.

E insisto con l’aggettivo concreta, perché, in attesa che i tribunali stabiliscano se la RC professionale sia o meno obbligatoria per legge nel caso degli enologi, sottoscrivendo ora la polizza alle condizioni vantaggiose proposte, mettete al sicuro la vostra tranquillità, blindate la vostra competenza professionale e vi concentrate nel fare il vostro mestiere, senza essere tormentati dagli spettri di cause giudiziali, sempre più frequenti,  sempre più lunghe, con risarcimenti ormai disarmanti.

Allora rischiare vale davvero la pena? Ha davvero senso risparmiare sulla serenità?

Quello che so di voi

Lo confesso: sono affascinata dal mestiere che fate. Quello che so di voi l’ho imparato, bambina, camminando nelle belle colline della Valpolicella dove sono nata, visitando cantine, ascoltando le voci della vendemmia, osservando le apprensioni, i turbamenti, la felicità quando un’annata era andata come doveva, quando si scopriva che la grandine non aveva fatto i danni temuti. C’è un’arte antica, in questo vostro mestiere, che oggi si è fusa ad una sapienza persino futuristica. Quale e quanta tecnologia usare? Quali e quanti mercati raggiungere? Quali e quante differenti legislazioni saper armonizzare? Sono queste le domande con cui vi confrontate. E le risposte che scegliete hanno conseguenze di ampio raggio. I vostri gesti arrivano a volte molto, molto lontano.

Il viaggio di un vino può proiettare le vostre scelte dentro orizzonti che si faticano persino a immaginare. Se il vostro mestiere comincia dentro il mondo della vigna, passa per la cantina, per gli scaffali di vendita, si innesta, però, potente e segreto, dentro le grandi fiere del vino e i terroir, dentro future di banche straniere, nei caveau di fondi sovrani o multinazionali.

Allora sì, proteggeteli, questi gesti, che sono magniloquenti e minuziosi. Proteggeteli perché, qualche volta, com’è parte della vita, possono causare errori. Ma se sono errori protetti, avranno conseguenze circoscritte.

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