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L’affaire Amarone

L’affaire Amarone

Rischia di trasformarsi in un insolito ring l’attesa edizione della manifestazione Anteprima Amarone, prevista dal 3 al 5 febbraio prossimi al palazzo della Gran Guardia a Verona. La causa? La spaccatura, ormai insorta nel 2009, tra le aziende che lo producono. A quella data, infatti, risale la decisione di un gruppo di aziende storiche di fondare una associazione di Famiglie dell’Amareno d’arte. Una scelta che sottolineava la distanza di visioni e progetti rispetto all’organismo di tutela.

Il dissidio non è rimasto sulla carta. Mentre alcuni equilibri mutavano anche all’interno dell’alleanza, l’affaire si è spostato nelle aule di giustizia.

All’Euipo (l’ufficio Ue per la proprietà intellettuale) che a luglio 2017 ha respinto la richiesta di nullità del marchio «Famiglie dell’Amarone d’Arte» che era stata presentata dal Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella.

E al Tribunale di Venezia che, nello scorso ottobre, ha statuito che il nome «Amarone» è di proprietà dei produttori della denominazione, ingiungendo alle Famiglie dell’Amarone d’arte di modificare la propria intestazione, divenuta oggi «Famiglie storiche».

Ma sono “formalità” che non hanno funzionato affatto come balsamo sulle ferite e sulle distanze.

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