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Ma quali incentivi!

Ma quali incentivi!

   Dal conto economico della pubblica amministrazione risultano contributi totali alle imprese per 34,6 miliardi nel 2010. Eppure, come ha di recente chiarito anche una dettagliata nota di CONFINDUSTRIA, stabilire il reale ammontare degli incentivi è diventato un vero e proprio rebus.

 

 

 

 

 

 

 

Partiamo da un dato: rispetto alla media Ue(0,5% del Pil), l'Italia destina in aiuti alle imprese (industria e servizi esclusi trasporti) solo lo 0,2% del Pil del 2010. Quindi, conti alla mano, gli investimenti non raggiungono nemmeno i 3 miliardi di euro.

Ma da qui 34,6 come siamo passati a 3?

Come spiega Confindustria, il problema è che di quei sussidi godono prima di tutto società di pubblica utilità o enti che forniscono servizi di interesse pubblico, come Rai, Telecom, Fs, Consob e Enav( a cui vanno più di 5,7 miliardi).

Insomma le "imprese" in contabilità nazionale sono una "etichetta residuale", un concetto ottenuto per esclusione. E così l’Italia diventa maglia nera in Europa

Ad aggravare la confusione basti sapere che sono cinque le fonti ufficiali che si occupano di incentivi alle imprese: il conto economico della Pa, la Commissione europea, il ministero dello Sviluppo economico, quello dell'Economia e il Met (Monitoraggio economia e territorio). Ciascuno con numeri diversi.

Intanto tra difficoltà, lungaggini e stretta del credito si spegne la voglia di fare impresa. Crollano i piccoli, i primi a cadere: nel primo trimestre 2012 il saldo tra natalità e mortalità è stato di -26mila unità. Quasi il triplo rispetto allo stesso periodo del 2011. Mentre quelle che nascono, stando all’ultimo rapporto Unioncamere, sono per lo più “ancore di salvezza”: il 43% di questi nuovi imprenditori è in uscita dal lavoro dipendente, il 25,7% erano operai o apprendisti, il 17,9% impiegati o quadri, solo il 5,7% era studente.

Oltre al danno, per finire – anche la beffa. Vabbé, si ptrebbe dire, se sono solo 3 miliardi, ma almeno che quelli sortissero effetto. Invece? La Nota di Confindustria deve mestamente concludere che il rpoblema non è (solo) della scarsità degli incentivi, quanto delle modalità di erogazione: «In ritardo, con alta incertezza su tempi e ammontare, sovrapposizione di enti erogatori e programmi; prevalere di interessi particolari su quelli generali>>.

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