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Patenti: l’età non basta più

Patenti: l’età non basta più

   È entrata in vigore il 19 gennaio questa “rivoluzione” delle licenze di guida, secondo quanto prescritto dal’UE.  Una rivoluzione certamente di forma, che non tocca chi già ha ottenuto la patente, ma i nuovi guidatori. Diverse le categorie –o meglio le sottocategorie -di licenze da prendere, per un percorso “in crescendo”. Così se per la A , quella di guida delle moto, esisteva già la A1, con la riforma si aggiunge la A2, mentre la B (per auto), la C (per camion) e la D (per autobus) prevedono una B1,  C1 e D1, a seconda dell’età e dei mezzi consentiti,e agevolano un rilascio graduale.

Attenzione però: per procedere da una licenza all’altra, da una sottocategoria a quella superiore o alla patente per tutta la categoria, bisogna sempre sostenere un esame pratico.

L’età non basta più.

 

 

Il parere di Anna Fasoli

Vince ma non convince. Ecco cosa mi sento di dire, di primo acchito, sulla riforma patenti, partita sabato 19 (ma per l’effettività di ogni aspetto si deve attendere il 2 febbraio). Come assicuratori ne siamo coinvolti solo parzialmente, le polizze infatti sono attive solo se si è abilitati correttamente per la guida del mezzo cui si riferiscono. Qualche complicazione (e aumento forse) verrà applicato dalla compagnie nei casi in cui la moto del padre venga utilizzata dal figlio, o per quei casi in cui il figlio, senza averne il titolo e l’autorizzazione, la sottragga di nascosto.

Però quello che mi lascia perplessa è il messaggio sottile che si legge tra le righe. Che la riforma fosse necessaria per adeguarsi alla normativa europea, è chiaro e su questo niente da eccepire, anche perché, lo si  ribadito, l’obiettivo è di ridurre gli incidenti che, dati alla mano, coinvolgono con effetti sempre più devastanti proprio i neopatentati. Ma, ecco il dubbio: non sarebbero proprio loro, appena usciti dalle scuole guida, appena formati e “controllati” grazie al passaggio di un esame, i migliori guidatori almeno sulla carta, cioè quelli che conoscono le regole del sistema in maniera più puntuale? Non sono stati controllati a monte, per essere certi di mandarli in strade e autostrade sicuri? Si verifica, a mio avviso, una scollatura (tutta italiana?) tra la logica del controllo e quello della formazione, che, ammettiamolo pure, tende indirettamente e paradossalmente a squalificare il sistema educativo stesso. E infatti si intensifichino sanzioni pecuniarie, responsabilità e “punizioni”, mentre, senza volerlo, si sminuisce il ruolo dell’informazione/formazione, dell’attenzione e controllo sull’inter che porta ad ottenere un’abilitazione, anziché trasformare poi la strada in un territorio di caccia alle infrazioni. Ma è un po’ la moda del momento.

Senza contare quella sottolienatura che hanno riportato con forza tutti i quotidiani:  chi ha già la patente in tasca però non avrà sorprese e manterrà tutti i diritti già acquisiti. C’è da riflettere…

 

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